Famiglia tuttofare in viaggio

Visita al Museo Carcere Le Nuove di Torino

Torino è famosa per le sue bellezze artistiche, ma è anche una città ricca di storia e di storie che vanno conosciute e scoperte. Ci teniamo allora a segnalarvi e raccontarvi la nostra visita all’ex edificio penitenziario “Le Nuove”, una visita non solo in una realtà, quella carceraria, poco conosciuta, ma soprattutto un viaggio emotivo nella vita e nella sofferenza di tante persone non note.

La nostra visita è stata fatta con i nostri bimbi di 5 e quasi 8 anni.carcere le nuove torino

Notizie pratiche

Il carcere Le Nuove si trova in corso Vittorio Emanuele II a Torino, l’entrata è in via Paolo Borsellino 3, e fu realizzato tra il 1862 e il 1870.

Le Nuove nascono con un sistema a doppia croce, una struttura centrale dalla quale partono i bracci che ospitano le celle, in modo da consentire un controllo contemporaneo di ogni corridoio.

Le celle, 648, avevano una finestra posta a poco più di 2 mt. di altezza, chiamata “a bocca di lupo”, in modo tale che i detenuti potevano vedere solo il cielo.

Durante il periodo fascista Le Nuove diventarono un luogo di detenzione e tortura per migliaia di uomini e donne, persone che poi in gran parte vennero internate nei campi di concentramento nazisti e non tornarono più a casa.

Un braccio, il primo, era gestito direttamente dai tedeschi che vi perpetrarono le più atroci barbarie.

Il carcere Le Nuove fu utilizzato fino al 2003, oggi fa parte di un progetto di recupero, una buona parte di esso è stata utilizzata come museo in un’altra ala vi sono invece uffici Giudiziari.

Le visite possibili, tutte guidate, sono tre:

  • Il Museo: non è richiesta la prenotazione e dura circa 2 ore
  • Il Ricovero Antiaereo: serve la prenotazione
  • Sacro e Profano: serve la prenotazione

Per indicazioni precise su orari e su quando sono possibili queste visite consultate il sito Museo Le Nuove

Museo del Carcere Le Nuove

Raccontare la nostra visita all’ormai dismesso carcere non è facile,  è un luogo intriso di storie di vita vere che portano il visitatore ad iniziare un viaggio nella storia italiana, nel periodo fascista fino a vicissitudini più recenti, e un viaggio nella solitudine, nell’isolamento… un voler tenere acceso il ricordo di quello che è stato

Esistono differenti tour per poter visitare il carcere Le Nuove, noi abbiamo optato, come prima visita, per quello generale Il Museo, della durata di circa 2 ore, che percorre la storia del carcere con racconti sui detenuti politici, la visita al braccio tedesco gestito dai nazisti (con la relativa zona adibita alle torture) e quello drammatico dei condannati a morte.

Le visite al carcere Le Nuove sono tutte guidate, gestite e curate dall’associazione “Nessun uomo è un’isola”, noi abbiamo avuto la grande fortuna di avere come guida il presidente dell’associazione stessa, il Prof. Felice Tagliente, persona altamente preparata e motivata che ha saputo andar oltre quello che è la mera spiegazione dei luoghi, creando un grande coinvolgimento delle persone presenti, con un “occhio di riguardo” ai bambini, ed è riuscito a far passare tutti quei concetti riguardanti non solo la sofferenza che il posto esprime, ma il vero stato d’animo, le angosce ma anche il grande valore patriottico che i condannati a morte avevano nel loro animo.

Già entrando nella struttura non può non colpire la visione dei cancelli di ferro che dividono la quotidiana vita di una città come Torino da quella che invece aspetta le persone al di là, nel carcere.

La visita parte dalla strada di ronda, dove un alto muro separa l’esterno dal carcere, qui sono raffigurate sulla parete le foto delle persone condannate a  morte per motivi anti-nazisti, un breve racconto sulla vita e sui fatti successi alle persone raffigurate scandisce il passaggio di questa zona.

La visita prosegue con l’ingresso all’edificio carcerario, 2 corridoi distinti separavano gli ingressi destinati agli uomini da quelli delle donne. Si passa poi alla zona della vestizione, a quella dove le guardie deponevano le armi in dotazione per poi visitare quello che era l’ufficio di una grande donna, suor Giuseppina De Muro.

La suora assisteva le detenute del braccio gestito dai tedeschi ed è riuscita ad evitare a molte di loro la deportazione nei campi di concentramento e condanne a morte. Suor Giuseppina inoltre faceva da tramite (a suo rischio e pericolo) tra i coniugi reclusi nel carcere, non importava razza o religione, portava bigliettini tra marito e moglie.

Da non dimenticare inoltre che riuscì non solo a far commutare pene di morte in ergastolo (poi decadute con la capitolazione del fascismo, salvando così quelle persone), ma riuscì anche a far uscire dal carcere bambini piccolissimi. E sì, anche i bimbi venivano sovente carcerati insieme alle loro madri, a loro era dedicata una piccola area che fungeva da asilo nido. Durante la visita si vedono queste piccole celle adibite per i bambini con oggetti quotidiani usati, i loro piccoli lettini, i loro giocattoli ecc. Noi abbiamo avuto la fortuna durante la nostra visita di poter vivere anche una toccante e commovente testimonianza legata a Suor Giuseppina e ai bimbi carcerati, la presenza sul luogo di una ex bimba detenuta! Pelle d’oca e occhi lucidi hanno accompagnato il suo racconto.

La visita prosegue con la visione del famigerato braccio gestito dai tedeschi, i detenuti subivano le più svariate torture, durante il periodo fascista qui vennero reclusi oppositori al partito, partigiani, ebrei, cittadini innocenti imprigionati solamente perché qualche tedesco era stato ferito o ucciso. Cosa dire, si può solo immaginare, immersi in un silenzio totale quello che i detenuti potevano provare, le privazioni subite, le umiliazioni, il dolore fisico, ancor più l’angoscia e la consapevolezza di non poter probabilmente più vedere i propri cari. Pensiamo sia impossibile per noi oggi, poter anche solo pensare tutto questo, certe cose vanno oltre l’immaginazione e difficilmente sono ricostruibili se non vissute.

Passati poi per un’ala centrale del carcere la nostra visita è proseguita, scendendo da una scala a chiocciola, in quello che è stato per noi il peggior braccio visitabile, quello dei condannati a morte.

Ubicato praticamente sotto terra, la prima cosa che si percepisce è l’umidità ed il freddo pungente che ti avvolge le ossa (e noi siamo andati  a giugno).

Una volta entrati nel braccio, il lungo corridoio buio racchiude le celle a sinistra ed a destra, piccole ed anguste, freddissime, buie ed umide al punto che il pavimento risulta bagnato e scivoloso.

All’interno di ogni cella ci sono stralci di lettere scritte dai condannati alle loro famiglie o ad amici, lettere toccanti, piene di consapevolezza della morte e con la dignità tipica solo di chi ha un altissimo senso di appartenenza e lealtà alla patria. E’ come ricevere uno schiaffo in pieno volto, ti fa capire chi era rinchiuso ed il perché stava andando a morire.

Una volta usciti, per generosa concessione del Prof. Tagliente, abbiamo potuto documentare con fotografie alcune parti del carcere, con rispetto e con la consapevolezza che stavamo documentando un luogo di dolore e purtroppo anche di morte.

Una nota particolare va infine riconosciuta anche agli agenti di custodia del carcere, molti di loro infatti, ricorrevano a svariati espedienti per trasmettere notizie ai parenti o amici di detenuti politici, diventando i loro “confidenti”, pur mantenendo sempre un alto senso di giustizia, solidarietà e dovere civico.

Avevamo già visitato un carcere in Australia, QUI il nostro articolo, ma questa volta è stato diverso, l’impatto e il coinvolgimento emotivo che il Museo del Carcere Le Nuove ci ha creato è stato molto forte ed intenso, qui non si visitano solo celle, ma si conoscono storie, si cammina lungo questi lunghi corridoi con la sofferenza a braccetto e un profondo senso di solitudine. E’ un’esperienza forte, ma che noi ci sentiamo proprio di consigliarvi, sempre con la consapevolezza che si sta visitando un luogo di altissimo dolore che merita tutto il nostro rispetto.

Ricordiamo che all’interno del carcere Le Nuove è vietato fare fotografie o video, quelle che avete visto sono state gentilmente autorizzate dal Prof.Tagliente, il divieto nasce dal  rispetto che questo luogo esprime verso tutti coloro che ingiustamente vi furono rinchiusi, dalle sofferenze patite e anche verso chi purtroppo ci perse la vita.

Paolo&Francesca

 

 

 

 

 

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